Perché preferirei non essere Charlie
Nell’indignazione e nell’emozione che hanno colpito me come tutti, dopo i fatti della scorsa settimana, c’è qualcosa che continua a non quadrarmi, qualcosa di fuori posto nella messa a fuoco degli eventi.
Non sono le pacchianerie macroscopiche e vergognose: le strumentalizzazioni, si sa, ci sono sempre; sono irritanti, anche molto, specie per la loro pretestuosità. Ma fanno parte del gioco. Come l’annuncio visto di passaggio di un programma con dibattito televisivo, in cui il giornalista annunciava il tema “È scontro di religioni?”. Scontro di religioni!? Come se quelli di Charlie Hebdo fossero cristiani che prendevano in giro dei musulmani, o come se i terroristi che li hanno fatti fuori intendessero colpire il cristianesimo – quando sappiamo benissimo che tra gli obiettivi polemici di Charb & company c’era semmai proprio la religione in quanto tale, e quindi l’Islam, certo, ma non meno e non più del cristianesimo o dell’ebraismo.
Non è nemmeno la definizione in termini assoluti del nemico a non quadrarmi: i fondamentalisti islamici. Sì, certo, la manovalanza del terrorismo sono loro: questo sembra fuori discussione. Ma è così facile e così comodo influenzare dei massimalisti, infiltrando qualcuno che suggerisce gli obiettivi, scalda gli animi e fornisce strumenti logistici e armi, che sospettare un controllo da parte di servizi segreti (americani?, israeliani?, europei?) interessati a fomentare la tensione e a creare un nemico, è il minimo che si possa fare. Ci sono tante destre nel mondo occidentale che hanno bisogno…
Chi più ” destra ” del fondamentalismo islamico ? Credo nessuno attualmente nel mondo. O i vertici del fondamentalismo son tutti ( o la stragrande maggioranza ) “infiltrati ” come dici tu e quindi non esiste il fondamentalismo, oppure questo è reale e concreto: una molla carica pronta ad esplodere in faccia a chi è diverso da lui. Se non è nazismo questo… Non riconoscere sul nascere gli assolutismi razzisti è già costato parecchio agli europei… 🙂
il punto che mi sembri trascurare e che vizia a mio avviso il tuo ragionamento finale (quello intriso di relativismo culturale: la possibilità di convivere), carissimo Daniele, è che il cristianesimo (con tutte le sue sette) è venuto in occidente a più miti consigli non certo perché convinto dalle dame illuministe all’ora del tè in allegra e pacifica convivenza ma perché per secoli si è continuato tra la Ragione e Dio a scannarsi, a bruciare eretici e atei sui roghi, a squatrare fiche a dio, a deportare papi, a impiccare re con le budella dei preti, a sponsorizzare totalitarismi e bruciare chiese. Una lunga storia di sangue e massacri che ancora non è terminata. Che non terminerà mai.
Difficile e doloroso essere d’accordo con te e ancora non sono del tutto convinto di esserlo. Sicuramente una voce fuori dal coro intelligente e in grado di porre dubbi importanti.
Ho letto con attenzione tutta la tua riflessione e la trovo condivisibile, anche e forse soprattutto nei toni. Perché non si tratta qui né di fare proclami né di enunciare principi universali ma di usare più appropriatamente condizionali (preferirei) e zone grigie (sfocatura).
Grazie Maria Pia perché il senso dei toni che ho usato è proprio quello che sottolinei. In questo campo non si possono avere certezze. A Boris rispondo che il Cristianesimo non è “migliorato” perché ha voluto farlo, ma perché si è trovato a perdere sempre più fedeli, e anche quelli che aveva erano sempre più impregnati di valori illuministi. Del resto, il fondamentalismo cristiano è idiota né più né meno di quello islamico, e la storia, come dici tu, è lì a mostrarlo. A Paolo preciso che il sospetto che ci siano delle infiltrazioni che dirigono o cercano di dirigere gli obiettivi non significa che il fondamentalismo non esista: esiste eccome, purtroppo, e va combattuto. Ma pensare che i “cattivi” siano solo loro e che non ci sia anche tra i “nostri” (che nostri non sento proprio) qualcuno che cerca di approfittarsene politicamente (sfruttando le tensioni che si ottengono) lo trovo ingenuo. I rapporti tra Bush e Bin Laden, si sa, rimangono tuttora oscuri.
Non so, non mi convince: si giustificano troppe cose nel nome delle differenze culturali. Ho due obiezioni al tuo modello, che contrappone la cultura A e la cultura B: la prima è che il tuo argomento sulla libertà di satira da non imporre alla cultura B può essere generalizzato a qualunque libertà negata nel mondo islamico. Così puoi giustificare cose molto diverse come feroci dittature militari, teocrazie medioevali, attentati suicidi e oppressione dei diritti delle donne senza una analisi dettagliata ed una reale comprensione delle specifiche questioni. La seconda obiezione riguarda il fatto che l’estremismo islamico non nasce in una cultura estranea e lontana con cui entriamo in conflitto per la prima volta: la Francia attraverso le colonie ha una lunga e complessa storia di mélange culturale; i violenti nascono in seno alla nostra cultura e ne respingono i valori per motivi che vanno indagati attentamente; non solo: una grande maggioranza di islamici qui da noi non segue quella strada, e anche questo è un fenomeno da studiare. Infine, mi convince quel che sostieni nelle primissime righe: è facile e comodo strumentalizzare i massimalismi. In particolare, può sembrare contraddittorio che “la nostra cultura” imponga i valori della democrazia e della tolleranza, ma certamente questa stessa cultura non si astiene quando si tratta di fomentare gli aspetti più retrivi, bassi e violenti della lotta per il potere nel mondo islamico mantenendo l'”altra cultura” in un anarchico medioevo senza fine.
Daniele Barbieri è faccenda complessa e figlia di 1500 anni di storia… e parole stanno a zero quando tuona il cannone. Cercare di capire e comprendere cause e ragioni è fondamentale, ma il sospetto che questa volta siamo arrivati un po’ lunghi
Daniele Barbieri è faccenda complessa e figlia di 1500 anni di storia… e parole stanno a zero quando tuona il cannone. Cercare di capire e comprendere cause e ragioni è fondamentale, ma il sospetto che questa volta siamo arrivati un po’ lunghi
ce l’ho…
ce l’ho…