Io trovo questa foto inquietante. Penserete che l’aggettivo è eccessivo, perché non si vede nulla qui che possa spaventare o mettere ansia o preoccupare in qualche modo. Anch’io non capisco bene che cosa produca in me questo vago senso di disagio. Procedo perciò per osservazioni e per ipotesi.
Potrei dire che, intanto, c’è questo senso di “fuori luogo” per l’oggetto in primo piano, che non è un oggetto da strada. Il senso di “fuori luogo” persiste anche se so che quest’oggetto si trova in strada in occasione di una processione religiosa, ed è portato a spalla da alcune persone (di cui si intravede appena la sommità della testa, a sinistra).
Ma appare “fuori luogo” anche la casa azzurra che sta dietro al baldacchino, troppo perfettamente azzurra per essere un vero esterno urbano e antico (come lasciano pensare le finestre). Inoltre, l’elegante scritta “Orange” in basso a sinistra dà all’insieme una superficie da pagina di rivista, da pubblicità patinata. Eppure questa casa esiste davvero, ed è proprio così, in un posto specifico, e non ho nemmeno ritoccato il colore, neanche di un poco.
Sono colpito – non posso negarlo – dagli intarsi dell’argento e dall’andamento eccessivo delle volute che sostengono i ceri, e anche, particolarmente, dal modo in cui questa preziosità di argento in primo piano trova seguito nella preziosità della lavorazione del legno delle finestre seminascoste dal baldacchino stesso.
E poi c’è il cielo, bianco come la parete della casa a destra. Non posso fare a meno di pensare che il colore che manca, in quel cielo, è esattamente quello che, in versione artificiosa e da negozio elegante, abbonda nella parete della casa azzurra.
Insomma, incominciano a delinearsi una serie di contrasti: sacro e profano, antico (permanente) e attuale (effimero), colorato e acromatico… Solo che i poli di queste opposizioni non si trovano dove dovrebbero stare: l’azzurro non è nel cielo, il bianco non è nel muro, l’effimero sta nel luogo del permanente, il sacro sta davanti all’effimero. E l’effimero è elegante: questa casa non è niente male, compreso il raffinato lettering della scritta, e il contrasto cromatico con le bande verticali ocra. Mentre il sacro appare eccessivo, quasi ridicolo.
I colori sono tutti puri, a campiture piene, quasi senza sfumature; mentre le sfumature, quando ci sono, riguardano solo le zone in cui il colore non c’è, come l’argento del baldacchino. La sensazione complessiva è quella di un mondo senza colore, su cui si stagliano pochi oggetti uniformemente e artificiosamente colorati.
Tra questi, quelli che emergono di più sono i fiori rossi, col loro peduncolo giallo, un tipo di fiore di cui non ho mai potuto fare a meno di osservare il forte richiamo sessuale, ma che qui, oltre al sesso, mi trasmette l’effetto di una diffusa macchia di sangue. Poiché sopra al baldacchino c’è una croce, strumento di tortura e di morte prima che simbolo religioso, la presenza del sangue non è affatto impertinente.
Ecco quindi il quadro complessivo: un mondo smorto in bianco e nero su cui si staglia il contrasto vivacissimo a colori tra un profano effimero ed elegante e un sacro barocco e pieno di sangue, che innalza le sue luci bianche e a loro volta senza colore verso un alto ugualmente senza colore.
Allora è forse questa l’inquietudine che questa fotografia mi suscita: il timore di ritrovarmi in un mondo senza colore e interesse, dove il colore e l’interesse stanno solo in due cose: in un’eleganza effimera e in una religione contorta e sanguinaria.
È solo una foto. Meglio guardare altro.
A meno che l’ansia non provenga, banalmente, dal richiamo alle spire dei tentacoli di Octopus che questi bracci contorti di candelabri suscitano nella mente ugualmente contorta di un lettore eccessivo di fumetti. Vedi te gli effetti che mi produce il Natale imminente.
Auguri!
si, un’enorme mollusco geneticamente modificato che cresce a dismisura sopra le nostre teste fino a scoppiare e ricoprirci di frattaglie. non leggo fumetti ma questa è stata la mia prima impressione. auguri
Sì. Mi piace l’idea.
Auguri a te!
Auguri 🙂
E auguri anche a te!
Turba cio’ che, involotariamente, trapela: quella falsita’ e quella costruzione forzata e baldanzosa del mondo religioso.
Non per me. Nel senso che a questa forzatura e baldanza sono così abituato che, in sé, non mi turba più.
Forse, semmai, gli altri aspetti che ho cercato di chiarire (prima di tutto a me stesso)in questo post permettono di fare riemergere anche questi che mi suggerisci, e allora l’enorme mollusco evocato in un commento qui sopra non è solo un enorme mollusco.
Come, sei abituato?
Nelle tue foto…le poche che ho visto…sembra sempre ci sia la ricerca della semplicita’. O, forse, dell’ordine, della pulizia, del caso, che spesso crea divertenti assemblage che non tutti sanno cogliere. Quindi complimenti. Sono nuova, e curiosa, di “Guardare e leggere”.
Abituato perché ci cresciamo dentro sin da piccoli, e perciò di solito possiamo ignorare la falsità e forzatura e baldanza che caratterizzano spesso gli sfarzi religiosi.
Di solito. Però non sempre. A certe condizioni riemergono. E probabilmente qui queste condizioni ci sono.
Semplicità, ordine, pulizia, caso sono elementi che in effetti apprezzo nelle foto, ma spesso proprio perché permettono l’emersione sottile di una complessità più profonda; e poi il gusto sta lì.
Grazie dei complimenti e buone letture.