Sergio Ponchione rivela sul suo blog un segreto di Pulcinella, ovvero il debito enorme che ha nei confronti di Elzie Crisler Segar. A guardar bene, nella vignettona iniziale, si vede bene anche un altro grande debito, quello nei confronti di Benito Jacovitti.
Nelle loro peculiarissime specificità, Segar e Jacovitti sono stati forse gli autori più genialmente demenziali della storia del fumetto mondiale, capaci di costruire sul niente delle gag assolutamente esilaranti, spesso indimenticabili. I personaggi di entrambi ostentano continuamente un misto tra genio e stupidità, assai difficile da calibrare; così come è difficile giocare sul tormentone mantenendolo nei limiti di ciò che fa ridere, senza arrivare a far sì che stanchi. Quante volte il capitano don Perfidio Malandero può farsi schiaffeggiare dall’Alonza Alonza detta Alonza continuando a farci ridere? E quante volte Wimpy (o Poldo che dir si voglia) può riuscire a scroccare il suo panino?
C’è qualcosa, in Segar come in Jacovitti, che si potrebbe definire una sorta di geometria dell’assurdo, una sotterranea iper-regolarità delle gag, o dei rapporti stralunati tra i personaggi; una geometria che è una specie di idealizzazione astratta del reale, il quale, visto attraverso la sua lente, ci può apparire a sua volta assurdo. Ma la regola di questa geometria continua a sfuggire – ed è senz’altro diversa dall’uno all’altro autore.
Obliquomo è il figlio di questa assurda e inafferrabile geometria, il tentativo sempre più riuscito di definirne delle nuove coordinate, senza dimenticare quello che c’è stato prima. Vedere in questa tavola Ponchione che ripropone Segar in una grande panoramica alla Jacovitti è davvero un po’ emozionante. A quando una nuova grande storia surreal-demenziale del prof. Hackensack?
P.S. A dire il vero, bisognerebbe aggiungere un terzo autore di riferimento per Ponchione, a costruire una sorta di trimurti del surreal-demenziale, che soprassiede agli incubi ponchioniani. Eccolo qui:
In Jacovitti non c’è soltanto una geometria dell’assurdo ma anche una «rigorosa» geometria proiettiva. Le Panoramiche del grande Lisca di Pesce sono costruite in assonometria isometrica. Provare per credere: sovrapponete ai disegni una squadretta (con angoli a 30° e 60°) e vedrete che il lato con angolo a 30° gradi è quello che determina inclinazioni e parallele. Non ho elementi per sostenere che Jacovitti tracciasse una griglia provvisoria su cui costruire le sue Panoramiche. Probabilmente possedeva un’«assonometria innata».
Sì sì, certo. Parlando di geometria in Jacovitti pensavo proprio principalmente alla sua geometria proiettiva, che è una geometria dell’assurdo perché il suo scopo è di dare ordine (e quindi evidenza) proprio all’assurdo. Però credo che lo spirito geometrico di Jac non si esaurisca in questo: c’è l’amore per la ripetizione, il tormentone, il doppio, lo speculare… Molte di queste cose potrebbero essergli arrivate da Antonio Rubino, che è stato indubbiamente colui che le ha introdotte nel fumetto italiano. Poi, certo, Jac le ha rielaborate con un’originalità forse persino superiore a quella di Rubino, che già era un grande.