Da lontano, cioè da qui, una città può ben diventare una sorta di groviglio di volumi, quasi l’incubo di un funzionalista. Progettazione razionale su progettazione razionale, il risultato è un caos visivo, non privo, nell’insieme, di una certa confusa e irrazionale grazia (va be’, su questo deciderete voi).
Sì, se osservo con attenzione mi rendo conto che nessuno di quei palazzi mi sembra “bello”, ma concordo che , almeno nella parte delimitata dalla foto c’è quanto meno un equilibrio di tonalità e colori e volumi . Osservarli non è spiacevole e attira. Non proprio lo stesso equilibrio che trovo in Mondrian, ma un nesso con quell’inspiegabile fascino di squadrati pieni e vuoti di Monrian, lo ritrovo. Qui poi c’è una piccola fascinazione in più: è quello che potremmo chiamare l’effetto treno … come quando cioè viaggiando in treno le rotaie viaggiano un po’ troppo vicino alle case: ci si chiede cosa accade diero quelle finestre.
Leila f.
Conosci quella bella poesia di Umberto Fiori che si chiama, appunto, “Treno”? è l’ultima della raccolta “Esempi”…