Il tempio Kailasanatha a Kanchipuram è il più antico tempio costruito del sud dell’India, e risale ai primi anni dell’ottavo secolo. Più indietro nel tempo ci sono solo i templi scolpiti direttamente nella pietra delle colline rocciose di Mamallapuram, non lontano da qui.
Il tempio è dedicato a Shiva, ed è di una bellezza straordinaria. Vi ho scattato centinaia di foto, cercando di portarmene a casa l’anima, peraltro inutilmente. Sul muro esterno c’è una sequenza di rilievi di cavalieri, che montano creature fantastiche. Molti sono erosi dal tempo, ma alcuni rimangono ben conservati. Al volto di questo ho scattato diverse foto, perché aveva qualcosa di indicibilmente attraente.
Poi Elio Di Raimondo ha avuto la sfacciataggine di commentare questa immagine con queste parole: “vorrei essere guardato così almeno una volta al giorno. Potrei vivere cent’anni di felicità”.
E grazie a lui ho capito il fascino di quella lontana figura.
E davvero c’è l’eleganza dolce della pace, in questo sguardo che sopravvive all’erosione.
Mi ha fatto ripensare al lavoro di Jodice, il cercatore d’anime nelle statue delle classicità d’Europa (e al suo progetto Mediterraneo, ad esempio); a molti dei suoi scatti ai limiti dell’animismo tra basalti e graniti.