Recensioni d’annata, 1994. Cybersix vampiro argentino

Cybersix vampiro argentino
Il Sole 24 Ore, 29 maggio 1994

Troppo trascurato negli ultimi anni, il fumetto argentino vive in Italia un’esistenza un poco nascosta, ma non per questo meno sicura e costante, tant’è che è pubblicato con continuità da più di trent’anni. Pochi lo sanno, ma l’Argentina è tra i maggiori produttori mondiali di letteratura per immagini, insieme con Stati Uniti, Francia e Giappone. E la produzione argentina, per quanto poco se ne parli, è forse quella che può vantare la qualità media più alta. La ragione di questo sta nel tipo di pubblico cui essa si rivolge. Diversamente da quanto succede in Italia, dove il pubblico colto fatica ad accettare l’idea stessa che dei fumetti colti possano esistere, in Argentina il fumetto svolge un ruolo di intrattenimento culturale piuttosto elevato. Possiamo forse distinguere anche là una produzione popolare da una di alto consumo, ma la distanza che le separa è molto più piccola di quanto si potrebbe credere.

Un buon esempio di questa situazione ci viene presentato da qualche mese da un singolare personaggio a fumetti, protagonista di un albo mensile di piccolo formato in bianco e nero. Personaggio e albo si chiamano “Cybersix”, sceneggiati da Carlos Trillo, forse il più noto tra gli sceneggiatori argentini viventi, e disegnati da Carlos Meglia. Prima di acquistare esistenza editoriale autonoma, Cybersix era ospite regolare del settimanale “Skorpio” (da leggere, prima di disprezzare gratuitamente), che ancora ne pubblica episodi più brevi.

Cybersix è un’androide femmina, sfuggita al controllo del suo geniale e malvagio creatore, unica in questo, e per questo da lui odiata e cacciata per mezzo di altri androidi. Per vivere Cybersix deve cibarsi del fluido che circola nel corpo di androidi simili a lei, e trasformarsi dunque, di quando in quando, in una sorta di vampiro. La scena di questa reciproca caccia è una megalopoli che porta il neme di Meridiana, incrocio immaginario di New York, Buenos Aires, Parigi e mille altre città.

Fin qui, tutto regolare o forse prevedibile. Ma Cybersix ha anche un’identità segreta maschile, e una professione di insegnante di letteratura in una scuola dove si cerca di recuperare giovani con problemi di inserimento sociale. E sul sottofondo della sua appassionata perorazione della narrativa nei confronti di un pubblico tendenzialmente indifferente, ma occasionalmente anche attento, si sviluppano molte delle vicende di questi albi. Adrian Seidelman, l’alter ego di Cybersix, è appassionato di Pessoa, e tiene lezioni su Whitman e Kafka; ma intanto vive una segreta esistenza da operetta, o meglio, da fumetto, combattendo contro il suo grottesco persecutore e le sue ancora più grottesche emanazioni.

Insomma, in queste storie, tutto è duplice e ambiguo, dalla protagonista, mezza umana e mezza artificiale, mezza donna e mezza uomo, mezza intellettuale e mezza avventuriera, all’ambientazione, ondeggiante tra il lirico e il ridicolo, tra il tragico e il comico, tra il realistico e il fantastico, agli altri personaggi, sempre molto bene caratterizzati nelle debolezze (e spesso miserie) della loro vita, ma anche vivaci e ironicamente scolpiti. Senza contare che le sceneggiature indulgono spesso verso quella dimensione metanarrativa in cui una storia immaginaria raccontata da qualcuno all’interno della storia principale finisce per interagire con questa, creando giochi di specchi e piccoli paradossi narrativi.

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Dell’efficacia retorica, e di Alberto Breccia e Carlos Trillo

Alberto Breccia e Carlos Trillo, Un tal Daneri, Occhio per occhio

Alberto Breccia e Carlos Trillo, Un tal Daneri, Occhio per occhio

L’esperienza della lettura. Attraverso una storia di Alberto Breccia e Carlos Trillo

L’analisi del significato, qualunque sia la metodologia con la quale la si mette in opera, non è sufficiente a dare ragione dell’efficacia retorica di un racconto, ovvero della sua capacità di trasportare il proprio lettore lungo un efficace percorso emotivo. L’individuazione di uno schema narrativo, dei ruoli attanziali, delle attribuzioni di valore ecc. sono tutti passi utili per una migliore comprensione del testo narrativo, ma non ci permettono, di per sé, di distinguere un testo efficace da uno che non lo è.

Viceversa, se non siamo in grado di valutare l’efficacia retorica di un testo narrativo, non saremo nemmeno in grado di valutare l’incidenza con cui i suoi significati possono arrivare alla comprensione del fruitore. Questo è tanto più vero quanto più la fruizione del testo non è obbligata, ovvero quanto più si basa sull’interesse da parte del fruitore, stimolato dal testo medesimo. Tanto più siamo, viceversa, obbligati dalle circostanze alla lettura e comprensione di un testo, tanto meno la sua efficacia retorica sarà rilevante. Tuttavia nessuno ci obbliga alla fruizione della maggior parte dei testi narrativi (letterari, filmici, fumettistici…) con cui veniamo continuamente a contatto: per tutti questi testi dunque la qualità del percorso emotivo su cui il lettore verrà trasportato sarà una condizione imprescindibile per la stessa trasmissione del significato.

La nostra ipotesi è che l’efficacia retorica dipenda dal sistema di tensioni e risoluzioni che il testo costruisce nel corso della lettura, nonché dagli effetti di ritmo che il testo produce anche attraverso i suoi andamenti tensivi. Andamenti tensivi e effetti ritmici sono prodotti tanto dalla successione dei significanti quanto da quella dei significati, ma in un testo narrativo (a differenza di quello che succede, per esempio, nei testi poetici e musicali) la dimensione del significato è più influente, e richiede quindi anche per questo – oltre che per la sua maggiore complessità – un maggiore approfondimento. Proporremo dunque un percorso analitico a sei livelli, applicato a un oggetto narrativo a fumetti, un testo argentino del 1976 sceneggiato da Carlos Trillo e disegnato da Alberto Breccia, l’episodio “Ojo por ojo” della serie Un tal Daneri (sette pagine in bianco e nero, realizzate a china con varie tecniche e collage). I livelli che organizzano il nostro discorso sono livelli diversi di analisi e comprensione del testo, non necessariamente successivi in una fruizione reale; solo nell’ultimo si cercherà infatti di delineare complessivamente il percorso emotivo sulle cui linee il testo cerca di condurre il lettore.

1° livello: la lettura narrativa di base

Il primo livello, preliminare a qualsiasi altro, è quello della comprensione di base della forma narrativa, cioè della comprensione del racconto. L’effetto di una comprensione di questo tipo sarà qualcosa di simile al seguente resoconto:

Daneri entra in un locale dall’aria equivoca per portare a termine una missione: spaccare le mani al pianista Marengo, per conto di Julieta. Dopo aver agito, viene seguito da un amico di Marengo, che gli rivela che Julieta, famosa fotomodella, lo ha ingannato, essendo lei la persecutrice di Marengo e non viceversa, come aveva fatto credere a Daneri. Dopo lunga riflessione, Daneri si reca da Julieta, si fa pagare regolarmente per il lavoro svolto, e poi si vendica dell’inganno vendicando insieme anche Marengo, e distrugge il viso di lei, secondo la legge antica dell’“occhio per occhio”.

Non è questo l’unico resoconto di base che si può ricavare dal testo di Breccia e Trillo. Se ne possono immaginare facilmente versioni più concise o più dettagliate, ma anche versioni diverse, con divergenze più o meno accentuate. Poco importa quale sia la comprensione di base, ma è indispensabile che essa ci sia. Questa è comunque quella da cui partiremo noi, ritenendo che sia, presumibilmente, abbastanza simile alla lettura di base che farebbe qualsiasi lettore medio occidentale.

2° livello: analisi generativa

Al secondo livello possiamo descrivere il racconto secondo le categorie della semiotica generativa. Ci accorgeremo così che siamo di fronte non a un solo racconto, bensì a due, di cui il primo funge complessivamente da fase di Manipolazione del secondo. [….]

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L’articolo completo, di cui questo è l’inizio, può essere scaricato in PDF dalla pagina Downloads del mio sito. Uscirà su un prossimo numero della rivista latinoamericana di semiotica deSignis, in spagnolo. Proprio nel momento in cui esce questo post mi trovo a Siviglia, a un convegno organizzato da loro.

Questo post era stato preparato già da qualche giorno, comunque prima della scomparsa improvvisa di Carlos Trillo. Trillo faceva parte, per me, del mito del fumetto argentino. L’articolo gli era già, per il suo argomento, implicitamente dedicato. Mi dispiace molto che ora debba fungere da commemorazione – ma almeno dà un’idea della stima che avevo per lui.

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di Daniele Barbieri

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