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Diario d’India. Da Delhi (ancora)

Delhi non mi vuole bene. Ieri, dopo aver riposato un po’, sono uscito. Destinazione: Red Fort, il grande Forte Rosso dei Moghul e poi degli Inglesi e poi ora simbolo dell’India libera. Chiuso.Non ho capito bene il motivo. Qualcuno ha parlato (o cosi’ ho capito) di una festa dove i musulmani mangiano (in effetti sul grande prato davanti ci sono i preparativi di quello che potrebbe anche essere un immenso banchetto – e siamo alla fine del Ramadan; una guardia mi dice che sara’ chiuso fino al 15 agosto. Ok, niente forte rosso.

Pero’ qui davanti c’e’ il tempio dei jainisti, quello grande dove curano gli uccelli feriti. Il cancello e’ aperto. Entro e ci giro attorno. Ma il tempio e’ chiuso: apre solo la mattina. Ok, niente tempio jainista.

Consulto la guida e vedo che a poca distanza c’e’ Jama Masjid, la piu’ grande moschea dell’India. Andiamo. Da fuori e’ davvero imponente. L’avevo gia’ vista mooolti anni fa. Gli orari sembrano compatibili, e non ho voglia di entrare subito. Mi siedo un po’ sui gradini davanti, e mi guardo attorno.

Quando decido che e’ il momento di entrare, mi avvicino all’ingresso e faccio per togliermi i sandali. Ma il guardiano mi fa segno di no, che non posso entrare, e di sedermi su una delle sedie che sono li’. Sono proprio davanti a un cartello con il regolamento; vi si dice che i non musulmani possono entrare fino al tramonto, eccetto che nei momenti di preghiera. Il tramonto e’ lontano, quindi sara’ un momento di preghiera, penso.

Aspetto. Osservo il guardiano e la sua mimica. Mi rendo conto che ha un viso e una gestualita’ molto espressivi, ma che emette sempre lo stesso suono rauco. Dopo un po’ capisco che e’ muto. Ma sembra simpatico, e scherza con gli altri guardiani. Aspetto ancora, poi provo a avvicinarmi. Seduto li’! sembra gridare lui, coi gesti. Poi fa anche un gesto come dire (o almeno a me sembra): due minuti.

Aspetto. Aspetto. La stessa scena si ripete altre tre volte, a lunghi intervalli di tempo. Alla fine, in un momento in cui lui si e’ allontanato, chiedo a un altro guardiano quando potro’ entrare. Domattina, mi risponde, da adesso in poi e’ solo per fedeli. Ma come, l’altro guardiano mi ha detto di aspettare! No. Non ti ha detto di aspettare. Ti ha detto di sedere li’!

Ecco: Delhi non mi vuole bene. Fatico a ritrovare la strada per la metro Decido che c’e’ ancora tempo. Vado a Connaught Place, il centro di New Delhi. Magari trovo qualche info sui bus. Magari mangio li’. Quando arrivo mi rendo conto che non c’e’ luogo dove raccogliere info sui bus. Giro un po’ e poi consulto la guida per un ristorante. Nelle immediate vicinanze ce n’e’ solo di ultracari. Io mangerei un pollo, o della carne: fare il vegetariano per troppi giorni di seguito mi fa male.

Alla fine trovo un ristorante tamil. Va bene. La cucina tamil e’ buona. Ma e’ ovviamente strettamente vegetariana. Delhi non mi vuole bene. Ne’ io voglio bene a lei: troppo grande, caotica. Rivoglio Jodhpur o Udaipur, e la loro tranquillita’.

Stamattina sono andato al Museo Nazionale, dove ho visto tante belle cose, dal 2500 a.C. sino ad oggi. All’una avevo fame e mi sono guardato intorno alla ricerca di una caffetteria. Ho seguito quelle che mi sembravano le indicazioni e mi sono ritrovato in una specie di mensa, con solo indiani. Ma il cartello parlava chiaramente di prezzi (che erano cancellati) per i dipendenti e per i visitatori. Cosi’, ordino un piatto. Quando il tizio mi dice il prezzo non ci credo: 15 rupie (ce ne vogliono 80 per fare un euro), come dire 20 centesimi. Non e’ una montagna di roba, ma mi sfamo. Nell’intingolo c’e’ persino qualche pezzetto di ciccia!

Pensando che Delhi mi detesti un po’ meno arrivo a piedi di nuovo a Connaught Place, con l’intenzione di sfruttarne il parco per riposarmi. Dopo un po’ di ricerche trovo un prato sotto un albero, e sto li’.

Sono proprio a due passi dalla metro, e cosi’ scendo. Stamattina, all’andata, non c’era nessuno, ed e’ stata comodissima. Ma la fila inizia gia’ in fondo alle scale, e io dovrei persino fare il biglietto (10 rupie). Allora torno su e contratto con un riscio’ il passaggio per ben 50 rupie.

Ed eccomi qua. Ora vado a mangiare, e poi all’aeroporto a prendere mio figlio. Domattina bus per Rishikesh. Non so quando potro’ continuare questo diario. Se tutto va bene i prossimi giorni saro’ in montagna, e non so quanti Internet point riusciro’ a trovare, o se avro’ il tempo di scrivere.

Non saro’ piu’ a Delhi per un po’, almeno. Evviva!

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