Recensioni d’annata, 1993. L’eroica Nausicaa

L’eroica Nausicaa
Il sole 24 Ore, 28 novembre 1993

È raro che una storia di fantascienza si avvalga di un protagonista che si distingue per la sua dolcezza. Tanto più raro se si tratta di un manga, ovvero di un fumetto giapponese.

Nausicaä della valle del vento, di Hayao Miyazaki, è ambientato, come tanti fumetti giapponesi, in un mondo che segue la catastrofe. Una volta tanto non si tratta però dell’olocausto nucleare, bensì del collasso da inquinamento; e il panorama non è quello desolante del “subito dopo”, ma quello in ripresa dei “mille anni dopo”. Una nuova civiltà è sorta dalle ceneri, ma le ceneri sono ancora calde e pericolose: buona parte della terra è una landa desolata, e grandi aree sono occupate da strane foreste, la cui vegetazione libera nell’atmosfera i veleni ancora concentrati nel terreno, rendendo impossibile entrarvi, e rischioso sorvolarle.

E’ un mondo dall’aspetto medievale, quello che si è ricostruito dopo l’apocalisse, senza tuttavia perdere del tutto la memoria delle antiche e potenti armi, e soprattutto delle tecniche del volo. Vi sono macchine volanti di ogni tipo, in genere goffe e lente, ma assai più diffuse che nel nostro mondo. Il mondo, o quel che ne rimane, è diviso in due grandi imperi, in ottusa lotta tra loro. Nausicaä è una ragazza di famiglia nobile di una località sperduta, da sempre estranea alle lotte del proprio impero. La storia inizia con il coinvolgimento del suo paese nella guerra, e per lei l’arrivo improvviso di una forzata maturità.

Il mondo del dopo-catastrofe pullula di insetti, spesso di dimensioni colossali. Nausicaä ha la singolare capacità di comunicare con loro. Inizia la sua vicenda combattendo per il proprio impero, ma poi prosegue per la propria strada, acquisendo presto consapevolezza dell’assurdità della lotta. Così la storia assume in breve i toni di una favola ecologica, che vede la figura esile della ragazza lottare per ristabilire un equilibrio tra l’umanità e un mondo che appare terribile, ma che può essere invece compreso e rispettato.

Questi, i temi. Raccontati così, potrebbero appartenere all’ennesimo serial finto-moralistico e noiosamente commerciale. Nausicaä non è però questo. Qualcosa lo salva dalla banalità di tanti altri prodotti non troppo dissimili. In primo luogo il disegno, forse non bellissimo, ma decisamente particolare, in special modo per un fumetto giapponese, con una tecnica di ombreggiature fitte e realizzate con paziente manualità. In secondo luogo, lo studio delle forme delle macchine e degli oggetti che vi compaiono, di nuovo singolare rispetto all’ipertecnologicità dei fumetti giapponesi: forme biomorfe e superfici grossolanamente realizzate.

In terzo luogo, Nausicaä riesce a comunicare un profondo senso del mistero della natura. Al di là di quello che la storia racconta, è il modo stesso in cui la natura ci viene presentata ad affascinare, ostile e maestosa al tempo, delicata e terribile, infida e dolcissima. Il personaggio della ragazzina che si rende conto del rapporto che è possibile instaurare, riceve luce da queste attribuzioni di senso, aggiungendo loro una profonda umanità. Alla fine, il risultato è di una vivezza che non ci si aspetterebbe, a priori. E procedendo nella lettura diventa sempre più difficile abbandonare questa intraprendente e poetica eroina.

Nausicaä della valle del vento è pubblicato mensilmente, da alcuni mesi, dalla Granata Press di Bologna.

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di Daniele Barbieri

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