Ma no, perché ti è apparso come inumano il luogo, la pietraia (cavolo, sembra un verso dell’ultimo Caproni: “il luogo, la pietraia”)?
Se non ci fossero stati rami e apici di pino (è pino?) in primo piano forse sì, avrebbe avuto un aspetto (o un atteggiamento?) quasi inumano. Quindi si sarebbe avvicinato a quanto hai percepito.
In quel modo, la lieve curvatura della pietraia sarebbe stata più netta, meno dolce nel suo suggerire una ripidezza, che si potrebbe accentuare fuori quadro.
E, sì, in quel caso i tre alberi che pare la seminino con la loro presenza (e così quell’arbusto minuscolo quasi dipinto dentro la pietraia) sarebbero stati veramente apparizioni, escrescenze di vita scaturite dal grigio non generativo. Senso di solitudine, ma anche di caparbietà; suture fra la terra e quello che è cielo (o tale sembra).
Sicuramente la conoscenza del luogo in cui è stata presa la foto rimane attaccata e influenza il giudizio di chi ha scattato, a differenza di tutti gli altri, che solo conoscono l’immagine. Qui il luogo è a quasi 2000 metri di altitudine, sulle pendici di un vulcano, e l’azzurro che sembra cielo è in realtà oceano.
I pini (solitari e caparbi) sono le uniche creature viventi di questo posto (non si vedono nemmeno insetti). Per questo a me appare inumano.
Ma può ben darsi che la foto non renda abbastanza questo effetto. Peccato!
Ok, se vedi solo pini e nessun essere umano (e nemmeno vivente) capisco la differenza che poni. Il luogo è inumano perché non abitato da presenza umana (o animale).
Se invece prendi quello che dice Diana Gran, allora ti trovi davanti a un paesaggio che è aspro, ma non inumano. I pini lo rendono vitale con la loro caparbietà a resistere ed esistere proprio lì.
Poi è come se dessero un senso ritmico nel loro essere posti quasi alla stessa distanza uno dall’altro, se osservati da sinistra verso destra (ritmo quasi ribadito dall’alberello centrale, legato obliquamente a quei due altri punti di verde, che vanno, diciamo, verso il basso a destra), nel loro relativo, minimo “crescere” (dal più piccolo al più grande). Un altro segno di vita non umana, ma sempre di vita che aggredisce un paesaggio dato per “morto”.
L’oceano? Ci avevo pensato da quelle macchie più chiare che si notano nella parte più vicina agli alberi e alla pietraia. Ma poteva essere anche del fumo che si stava sfrangiando del tutto. O altro ancora.
Guarda che, al di là di queste elucubrazioni, la foto è buona.
La foto è unheimlich, perturbante e doppia, anche percettivamente provoca una dissociazione figura sfondo. Se la guardi mettendo in primo piano la superficie, pare lunare, senza vita appartenente ad un universo lontano, i pini appaiono devitalizzati,quasi messi lì in un fotomontaggio improbabile successivo, giustapposti, anzi sono loro in questa prospettiva a far spiccare una forma di vita disumana.
Se la guardi viceversa dai pini e li consideri forme vive, la superficie terrestre si anima e paiono soffi palpitanti di vita anche perchè il verde è sfumato e spuntano animando il paesaggio. Insomma sembra un esempio di paranoia critica daliniana, a questo si deve il vostro doppio sguardo. Io la vedo in entrambe i modi , propendo a prima vista per la superficie lunare poi, mi sorprende il movimento del colore verde vita dei pini, poi oscillo di nuovo effetto mercato Voltaire ..scusate l’intrusione
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Ma no, perché ti è apparso come inumano il luogo, la pietraia (cavolo, sembra un verso dell’ultimo Caproni: “il luogo, la pietraia”)?
Se non ci fossero stati rami e apici di pino (è pino?) in primo piano forse sì, avrebbe avuto un aspetto (o un atteggiamento?) quasi inumano. Quindi si sarebbe avvicinato a quanto hai percepito.
In quel modo, la lieve curvatura della pietraia sarebbe stata più netta, meno dolce nel suo suggerire una ripidezza, che si potrebbe accentuare fuori quadro.
E, sì, in quel caso i tre alberi che pare la seminino con la loro presenza (e così quell’arbusto minuscolo quasi dipinto dentro la pietraia) sarebbero stati veramente apparizioni, escrescenze di vita scaturite dal grigio non generativo. Senso di solitudine, ma anche di caparbietà; suture fra la terra e quello che è cielo (o tale sembra).
Sicuramente la conoscenza del luogo in cui è stata presa la foto rimane attaccata e influenza il giudizio di chi ha scattato, a differenza di tutti gli altri, che solo conoscono l’immagine. Qui il luogo è a quasi 2000 metri di altitudine, sulle pendici di un vulcano, e l’azzurro che sembra cielo è in realtà oceano.
I pini (solitari e caparbi) sono le uniche creature viventi di questo posto (non si vedono nemmeno insetti). Per questo a me appare inumano.
Ma può ben darsi che la foto non renda abbastanza questo effetto. Peccato!
Ok, se vedi solo pini e nessun essere umano (e nemmeno vivente) capisco la differenza che poni. Il luogo è inumano perché non abitato da presenza umana (o animale).
Se invece prendi quello che dice Diana Gran, allora ti trovi davanti a un paesaggio che è aspro, ma non inumano. I pini lo rendono vitale con la loro caparbietà a resistere ed esistere proprio lì.
Poi è come se dessero un senso ritmico nel loro essere posti quasi alla stessa distanza uno dall’altro, se osservati da sinistra verso destra (ritmo quasi ribadito dall’alberello centrale, legato obliquamente a quei due altri punti di verde, che vanno, diciamo, verso il basso a destra), nel loro relativo, minimo “crescere” (dal più piccolo al più grande). Un altro segno di vita non umana, ma sempre di vita che aggredisce un paesaggio dato per “morto”.
L’oceano? Ci avevo pensato da quelle macchie più chiare che si notano nella parte più vicina agli alberi e alla pietraia. Ma poteva essere anche del fumo che si stava sfrangiando del tutto. O altro ancora.
Guarda che, al di là di queste elucubrazioni, la foto è buona.
La foto è unheimlich, perturbante e doppia, anche percettivamente provoca una dissociazione figura sfondo. Se la guardi mettendo in primo piano la superficie, pare lunare, senza vita appartenente ad un universo lontano, i pini appaiono devitalizzati,quasi messi lì in un fotomontaggio improbabile successivo, giustapposti, anzi sono loro in questa prospettiva a far spiccare una forma di vita disumana.
Se la guardi viceversa dai pini e li consideri forme vive, la superficie terrestre si anima e paiono soffi palpitanti di vita anche perchè il verde è sfumato e spuntano animando il paesaggio. Insomma sembra un esempio di paranoia critica daliniana, a questo si deve il vostro doppio sguardo. Io la vedo in entrambe i modi , propendo a prima vista per la superficie lunare poi, mi sorprende il movimento del colore verde vita dei pini, poi oscillo di nuovo effetto mercato Voltaire ..scusate l’intrusione