È un peccato che questa foto sia venuta un po’ sfocata. È stata presa qui, in uno dei luoghi più assurdi del mondo (nella foto di Google Maps si vede persino il medesimo battello dall’alto). Sarebbe stata una bella foto, senza il disturbo visivo della sfocatura. A me piace lo stesso, non solo per la rima visiva tra l’inclinazione del battello arrugginito a sinistra e quella delle gru lontane a destra.
Mi piace per la luce incredibile e per lo squallore di questa sorta di deserto. Quell’acqua che si vede non è il mare, ma l’estuario enorme di un fiume – un fiume in sé piccolo, minimo, che si rifà in questo modo alla foce. I punti bianchi sulla destra sono migliaia di gabbiani. Ancora più a destra, fuori dall’inquadratura, inizierebbe la città vera e propria, qui invisibile. Ma non è molto diversa, come tono, da quello che è visibile qui.
Si direbbe che ci troviamo ai confini del mondo, e che quella ruggine storta e arenata sulla spiaggia testimoni un passato più glorioso. In verità è proprio così. Persino il nome della regione a cui appartiene questo luogo sa di qualcosa di estremo, di favoloso, di remoto: si chiama Patagonia.
Una foto apre un ricordo. Dopo ore di autobus da Ushuaia, Rio Gallegos ci ha “accolti” per qualche ora, piatta e un po’ aliena, in attesa di un altro autobus, per Puerto Madryn, attraverso la sconfinata desolante esistenziale Patagonia. Certi ricordi rimangono arenati come quel battello, e prendono acqua e si fanno ruggine. E si fanno fotografare, perché la loro ferita si fa bellezza.
Bella foto! Però non sono d’accordo sul fatto che sia squallida la zona circostante; la definirei più “desolata” che squallida, hehe. Ti consiglio di usare una sana e tradizionale pellicola, la prossima volta. Il digitale ha distrutto la fantasia.
Ho parlato di squallore. Non ho detto che è squallida. Certo, è quasi la stessa parola, ma una differenza sottile c’è.
“Desolata” lo è sicuramente, ma è anche qualcosa di più che desolata.
Qunato alla sana e tradizionale pellicola, non avrebbe evitato la sfocatura (errore mio, comunque). E la fantasia sta nell’occhio e nella mente di chi guarda; non nello strumento. A meno di non farsi affascinare troppo dalla tecnica, che sia quella nuova e rutilante, oppure quella antica e confortante.
bella foto dato il luogo la definirei patafisica…e bella anche la sfocatura:troppo fuoco acceca e rende meno visibili i dettagli..